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L'idea
di
rappresentare un manufatto edilizio scomparso due secoli fa, può
ragionevolmente apparire come una forzatura un po' fantasiosa. In Piazza
Aranci, a Massa, esisteva sì un' importante chiesa Collegiata di
origini antichissime, crollata, ricostruita nel 1700 e fatta demolire un
secolo dopo per ordine dei regnanti napoleonici, ma ora, al suo posto,
resta una grande piazza che nulla lascia indovinare sul suo passato sacro.
Ci
sono pochi documenti
e poche vedute che la illustrano e una sua ricostruzione può, a
primo acchito, sembrare azzardata… eppure il presente lavoro non è
stato particolarmente complesso dal punto di vista ricostruttivo, poiché
tutto è stato fatto derivare niente di più che da un compendio
di ciò che e stato scritto e detto su questa chiesa barocca che,
vista la sua posizione fisica e culturale, non doveva avere certamente
una struttura troppo complessa e particolarmente elaborata.
La
ricostruzione, dunque,
è maturata naturalmente tramite logici passaggi che sono partiti
dalle suppellettili rimaste. Dopo l'ordine di demolizione di Elisa Baciocchi
del 1807, c'era infatti la necessità di portare via gli oggetti
di arredo e di costruzione dell'edificio e, non volendo nessuna impresa
massese partecipare allo smantellamento per protesta, vennero impiegate
maestranze delle vicinanze che furono pagate con la cessione degli oggetti
stessi da smantellare. Così gente di Gragnana smontò e si
portò via porta, pulpito e coro per poi rimontarli nella loro chiesa;
gli abitanti di Stazzema si presero l'organo per la loro Pieve e comunità
lontane come quella di Chianni in provincia di Pisa, si aggiudicarono l'altare
maggiore, partecipando alla singolare asta.
Ciò
che un tempo arredava la chiesa di Massa è dunque sparso in un territorio
abbastanza vasto che va dal Magra all'Era, e, per quel che ne si sa, ancora
abbellisce le loro chiese. Ecco pertanto che la ricerca parte, come dicevo,
dall'analisi di queste suppellettili, dal loro rilievo e rappresentazione,
per aiutarci a farsi un'idea sull'aspetto interno della Collegiata distrutta
e soprattutto poter toccare con mano ciò che sicuramente era parte
di esso.
Ma
la maggior parte del lavoro di ricostruzione dell'edificio viene fatto
nelle biblioteche e negli archivi dove possiamo raccogliere descrizioni,
vedute e disegni. Certo, i disegni sono scarsi e poco esatti e la ricerca
archivistica a volte conduce all'esatta collocazione di un pollaio del
Trecento mentre magari niente dice su dove si trovava una chiesa di
quasi 2000 mq Vero è, comunque, che, a partire da premesse di una
certa chiarezza, come un rilievo metrico ottocentesco e schizzi dell'epoca
con descrizioni dettagliate, è possibile partire con lo stendere
una pianta di massima, per poi procedere, per deduzione, al dimensionamento
delle mura, con scarso errore.
Così
è stato fatto, e i risultati ottenuti sono stati dati "in pasto"
all'elaboratore elettronico che, semplicemente strumento di ausilio e NON
esecutore autonomo, ha prodotto un tipo di rappresentazione visiva direi
necessario per questo tipo di problematica: rendering tridimensionali e
animazioni che restituiscono la percezione delle reali proporzioni ipotizzate.
La città di Massa del 1790, anno in cui pressappoco è stata
scelta l'epoca della rappresentazione era molto diversa da quella che oggi
possiamo vedere, dunque la percezione che aveva un “pedone” dell'epoca
è riproducibile non soltanto dalle immagini ferme, ma anche dal
movimento dell'osservatore che, divenuto “virtuale”, può, se non
altro, rendersi conto di quanto diversamente dovevano vivere gli avi. |